In altri termini, Giovanni Salonia, precisamente attraverso il gioco di “evidenza/autorità” che ha strutturato e valorizzato nella relazione tra teologia e psicologia, ci permette di riscoprire in modo assai efficace la destinazione edificante della buona teologia. La deformazione, che pretende dalla teologia anzitutto il profilo dottrinale/disciplinare, è appunto , una deformazione, che la “forma psicologica” (Gestalt) è in grado di smascherare, di correggere, di decongestionare e di riconciliare. Una teologia “soggetto di cordialità” è allora non semplicemente un “ideale religioso” – che facilmente attribuiamo al teologo frate o al papa gesuita – ma una esigenza originaria di questa forma di sapere. La teologia è nata, almeno nella tradizione cristiana, come attestazione autorevole del primato dell’amore sulla morte. Questo è il suo cuore, che non può mai essere davvero comunicato nelle forme di una dottrina ridotta a pietra da scagliare o di una disciplina ridotta a una legge da applicare: esige un “fondo” diverso, un discernimento accorato e cordiale, su cui Giovanni Salonia ha lungamente lavorato, con esiti fecondi, illuminanti e confortanti.
Andrea Grillo, La teologia come soggetto e come oggetto di cordialità, in in Scritti in onore di Giovanni Salonia, Avere a cuore, a cura di Valeria Conte e Antonio Sichera, Ed. San Paolo 2019, pag. 161