Per guarirci dall’incapacità di essere fratelli, il Crocifisso Risorto ci dona, inoltre, un nuovo “grembo”. Ai piedi della croce accade infatti il miracolo di una nuova maternità, di un nuovo grembo che raduna l’umanità dispersa. La “Pietà” fa di Maria la madre della Chiesa e la madre dell’umanità. Maria accoglie nelle sue braccia il Figlio morto e coloro che l’hanno ucciso, accoglie Ciano e accoglie Abele. E’ la maternità di Maria il grembo nuovo, “verginale e materno”, che riconcilia le diversità più irriducibili. Il grembo è l’unico organo del corpo umano che non attua il rigetto. Il corpo umano, per definizione, rigetta tutto ciò che gli è estraneo (da qui le difficoltà dei trapianti). La placenta, invece, non rigetta l’estraneo, ma lo accoglie, iniziando con lui una storia d’amore, in cui la madre è chiamata essenzialmente a tre compiti: dare la vita, dare i fratelli (tradire!) ed educare all’amore per il fratello (non è forse la madre colei che insegna ai figli ad amarsi tra di loro?). Fra le donne Maria è la benedetta, perché in lei sono benedette tutte le madri. Senza una madre, senza un grembo che riconcilia, non c’è fraternità. Maria di Nazareth sotto la croce è, in questo senso, la madre della fraternità. Giovanni Salonia, Odòs, la Via della vita. Genesi e guarigione dei legami fraterni, EDB, Bologna 2008, pag. 51
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