Dentro queste contraddizioni, la perla della sua fedeltà: anche sul punto di morire rimane fratello e non chiama figli i suoi frati. E’ toccante questa estrema coerenza che si rivela nel modo in cui da fondatore e fratello consegna la propria eredità: lo fa con la forza del fratello e con la forza, ormai solo spirituale e affettiva, di un fondatore che, portando avanti un progetto del Padre, è rimasto fratello. A una lettura serena – e non ideologizzata – quei verbi “comando, ammonisco, esorto…” provocano tenerezza. Essi appartengono a un uomo che tutti sanno ormai privo di autorità e le cui parole, proprio per questo, appaiono ancora più vibranti di libertà conquistata e donata. Il suo ultimo “comandare” ormai è solo un modo per dire: “Io ho fatto la mia parte, la vostra, Cristo ve la insegni” (FF 1239). C’è qui il mistero pasquale di Francesco. Ci saremmo aspettati nella seconda parte un testo del tipo: il Signore vi insegni a osservare la Regola, a seguire la strada che mi ha indicato… e invece “nudo sulla nuda terra”, frate Francesco riconsegna ai fratelli la loro libertà di seguire il Signore. Appunto perché ha consegnato al Padre se stesso, i suoi frati, la sua “ispirazione” e la sua storia , è capace di ridare ai frati di tutti i tempi una libertà nuova, inedita. Essa si conquista superando ogni paternità e ogni figliolanza terrena e riscoprendo che, nell’ubbidienza vera, caritativa e perfetta, viviamo e testimoniamo il nostro essere, comunque e sempre, “tutti fratelli, figli dello stesso Padre” (Mt 23,9)
Giovanni Salonia, Odòs, la Via della vita. Genesi e guarigione dei legami fraterni, EDB, Bologna 2008, pagg. 75-76 ed