Il nostro orizzonte di riferimento si definisce attorno all’assunto che ogni esperienza genuinamente umana si trova intrinsecamente “in stato di apertura” nei confronti della fede e ogni esperienza genuinamente cristiana non può non incarnarsi nell’umano. Scienze umane e fede, ovviamente, non si pongono su una medesima linea di valore. Le scienze umane sono, infatti, “per definizione” strumentali : devono cioè essere significate. Non ha senso, ad esempio, parlare di una psicologia più o meno cristiana o di una psicologia atea: entrambi gli aggettivi operano infatti uno slittamento di contesto. Lo studio del funzionamento delle dinamiche umane relazionali e sociali deve fermarsi sulla soglia dei significati e dei temi esistenziali dell’uomo: si possono descrivere i comportamenti, i processi evolutivi, le dinamiche delle scelte, ma non è strutturalmente possibile entrare nel merito dei “perché”. Nella logica della fede, le scienze umane diventano modalità concrete attraverso cui realizzare con pienezza e autenticità un’esistenza di fede, nella convinzione profonda che non può darsi conflitto tra i valori umani, dentro cui ogni giorno passa l’avvento del Regno e la fede stessa. In termini tecnici potremmo dire che, dal nostro punto di vista, la spiegazione ultima, ossia il vertice epistemologico del campo, è l’orizzonte della fede. Tale chiarezza permette di penetrare nel dinamismo delle scienze umane rispettando la loro specificità e ribadendo l’inconsistenza di ogni possibile conflitto tra il Dio che crea e il Dio che redime.
Giovanni Salonia, Kairòs – Direzione Spirituale e Animazione Comunitaria, EDB, Bologna 2006, pag. 21 sdlocked0 Li