Nel narcisismo si nega la propria “creaturalità”, si fugge dalla parte di sé percepita brutta, cattiva, goffa, non si ha fiducia nella capacità degli altri di prendersi cura di noi: non si riesce a sostenere un legame genuino e profondo, perché si ha bisogno solo dell’altro che applaude.
Rischiare di rendersi vulnerabile di fronte all’altro attraverso l’affidarsi, il confrontarsi, il chiedere; impegnarsi in una fedeltà che attraversi i momenti di delusione e di fallimento; maturare un’autostima che assuma le ombre e le paure del proprio cuore; sperimentare il lavoro umile e nascosto… sono alcuni itinerari di maturazione. Per i cristiani si tratta di convertirsi dalla paura alla fiducia in Dio che si prende cura dell’uomo; di accettare di essere amati nella propria nascosta piccolezza o meschinità, scoprire la “parità con Dio” (“sarete come dei”) all’interno del dono della figliolanza divina e della fraternità universale. In questo cammino, si sente il cuore caldo e si diventa capaci di relazioni che vanno al di là delle apparenze, perché si ha paura di essere oscurati se non si primeggia o sacrificati se ci si affida. Solo in un cammino di superamento del narcisismo è possibile instaurare rapporti genuini, duraturi, profondi con l’altro, con la comunità, con Dio e si impara che la “leadership cristiana” è quella che sa vedere ogni fratello , anche quello non speciale, come portatore di un carisma indispensabile per la crescita comune.
Giovanni Salonia, Kairòs – Direzione Spirituale e Animazione Comunitaria, EDB, Bologna 2006, pagg. 51-52 fffffff