Come a dire che la novità portata da Gesù nell’economia della salvezza – la nuova economia della salvezza – non è altro che questa: noi possiamo accedere a Dio (perché il velo rappresenta appunto il limite al di là del quale si trova il Santo dei Santi), possiamo entrare nel luogo della sua gloria, grazie alla carne di quest’uomo di Galilea, ovvero al suo corpo debole e mortale. Né sacerdoti, né offerte, né sacrifici, né riti, nessuna opera nostra ci porta ormai a Dio, ma solo la vita di Gesù di Nazareth nella sua zona più misera, difficile e insicura, quella dell’angoscia, dell’agonia, della morte. Lo scandalo della fede sta tutto qui: un uomo ha vissuto, ha sofferto, si è inabissato nell’angoscia della fine, più di due millenni fa, a Gerusalemme; un uomo ha attraversato lo stesso dolore e la stessa miseria di tanti altri, prima di lui e dopo di lui, è andato soggetto all’oscurità della fine. Eppure, proprio in questo suo essere come tutti, i credenti sono chiamati a vedere il segno della presenza di Dio, il pegno della sua memoria per la vita di ognuno di noi.
Antonio Sichera, Fino alla fine. Meditazioni su Getsemani, ed. Il pozzo di Giacobbe, pag.46 Li