L’illuminazione è dono: la preghiera ci prepara a riceverlo. Si sa che arriverà, non si sa quando; ma si sa che è necessario prepararne l’avverarsi. Da qui la necessità di un cammino di crescita vocazionale fatto di interiorità, raccoglimento, preghiera. Signore che vuoi che io faccia? Chi sono io? Chi sei tu? Solo una lunga fedeltà a queste domande permette di affinare l’udito per poter ascoltare: “Tu sei il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto”. La crescita cristiana raggiunge la prima grande sintesi quando si scopre ciò che già si sa: “siamo figli di Dio, del Dio Vivo.” Pascal, commosso, scriverà: Dio d’Abramo, Dio, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei dotti/ Certezza, certezza. Sentimento, gioia, pace. Dio di Gesù Cristo. Gioia, gioia, gioia. Lacrime di gioia. Ricordiamo il famoso racconto orientale del giovane che esce da casa per andare in giro a conoscere il mondo e capire la vita. Dopo anni ritorna a casa, e al padre che gli chiede che cosa ha imparato, risponde: “Ho scoperto che Dio è mio padre”. Al che il padre commenta: ”Non c’era bisogno di perderci tempo e fatica. Lo sappiamo tutti che siamo figli di Dio.” E il giovane incalza: “Una cosa è saperlo, altra cosa è scoprirlo”. Una cosa, potremmo dire, è sapere-per-sentito-dire, un’altra è sapere-per-scoperta. “Io ti conoscevo per sentito dire/ma ora i miei occhi ti vedono” dirà Giobbe (42,5) per esprimere la sua conversione.
Giovanni Salonia, Kairòs – Direzione Spirituale e Animazione Comunitaria, EDB, Bologna 2006, pag. 42-43 le 3 A